Lo Stoner penso di averlo detto più
e più volte è un po’ il genere che prediligo al momento, nonostante una forte sbandata
sulla Retrowave che non riesco proprio a debellare. Mi piacerebbe mettermi a disquisire
sul perché di questa affinità musicale, ma non credo che interessi a nessuno di voi, e soprattutto non
interessa alla stessa band che mi ha gentilmente fornito il loro secondo EP,
avente il titolo di “A Trip To Mustafa”.
Ovviamente, credo che abbiate capito da soli che questi Grave, non siano i Grave
di Ola Lindgren, ma un giovane terzetto strumentale italiano, il cui nome è da pronunciarsi
in italiano. Infatti, i nostri baldi friulani capitanati dalla chitarra rocciosa
di Marco Murello, si rifanno direttamente a sonorità tipicamente desertiche,
figlie di act supremi come i sempiterni Kyuss, Karma To Burn o i redivivi
Sleep, e con la presenza dei Black Sabbath a benedire il tutto. Inoltre, la
band gioca la carta rischiosa di proporre lunghi brani completamente strumentali.
Non so se questa carta sia vincente o meno, poiché da una parte i Grave riescono
a mettere in piedi un sound roccioso dalle venature bluesy, con diversi momenti
psichedelici, finemente sottolineati dai synth del guest Matt Karat, dall’altra,
il gruppo tende ad incanalarsi in maniera troppo fedele al filone desertico, risultando
estremamente prevedibile in molti passaggi. Inoltre, ritengo che nemmeno la
produzione sia in grado di supportare nel modo migliore la band, non dando molto supporto alla dinamica dei brani, oltre che dare piena visibilità quasi esclusivamente alla
chitarra di Murello. Sebbene con il fruire degli ascolti si cominci a
familiarizzare con le lunghe tracce di questo “A Trip To Mustafa”,
con la mia preferenza per “Johnny Greender Story”, sono più
che convinto che la band sia in grado di fare molto di meglio in sede live. Insomma, c’è parecchio da lavorare per i
Grave, ma credo che i presupposti per fare bene in futuro ci siano tutti.
BRIEF COMMENT: “A Trip To Mustafar”, an EP by an Italian band called Grave (to be read in italian languange) and not to be confused with the famous Death Metal act, consists of four instrumental tracks driven by the guitar of Marco Murello and highly influenced by the classic desert style of Kyuss, Karma To Burn and Sleep. Although there aren’t many surprises in this record and the production doesn’t seem to support at best the band, the four tracks seem to flow rather pleasantly.
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Etichetta: Self-released
Anno di pubblicazione: 2018
TRACKLIST: 01. Space Embryo; 02. The Incredible Duna Man; 03. Johnny Greender Story; 04. Safarà
Durata: 34:56 min.
Autore: KarmaKosmiK