A fare da supporto alla band, ci sono i misconosciuti Poem ed i tecnicissimi Textures, che per ragioni lavorative non sono riuscito a vedere. Tra l’altro, i miei compari mi hanno detto che i Textures hanno suonato prestissimo, erano circa le otto e un quarto, e per di più in una inedita versione strumentale, per via di una forte influenza che ha colpito il loro vocalist, fornendo, nonostante la sfortuna, un’ottima prova. Invece, per quanto riguarda il sottoscritto, non ho fatto in tempo ad arrivare al locale che dopo neanche un paio di minuti è partito l’inizio pre-registrato di “Under The Red Cloud”, con i nostri pronti ad entrare in scena. Il pubblico non era proprio quello delle grandi occasioni, già tanto essere stati un centinaio di persone, complice anche il concerto dei Death To All al Traffic che avrà di sicuro rubato un po’ di pubblico al combo finlandese. Non so se sia dipeso da questo, ma ho notato sin da subito una certa freddezza da parte dei finlandesi, soprattutto da parte di Koivusaari e Holopainen, il primo con il viso perennemente scazzato ed impegnato a litigare con i propri settaggi, visto che la sua chitarra era praticamente inesistente, ed il secondo con il piede sul monitor ed impegnato solamente a suonare, degnando ogni tanto il pubblico con qualche sorrisino ma sfoderando almeno una prova davvero impeccabile. Per fortuna c’era Joutsen a tentar di tenere su il concerto, coinvolgendo in continuazione il pubblico e cercando anche di spronare un po’ i suoi compari di brigata. Purtroppo, come avete già capito, i suoni non erano proprio il massimo. Io che stavo proprio davanti ad Esa, sentivo solo lui, Joutsen e la batteria. Quando i toni si calmavano, appariva anche Kallio con i suoi synth, ma davvero molto raramente. Eppure, nonostante questo, il concerto mi è piaciuto. Ovviamente a farla da padrone era l’ultimo “Under The Red Cloud” con ben sei estratti, anche se i nostri sono andati a pescare parecchio dal periodo Joutsen con estratti da “Eclipse” (le immancabili “House Of Sleep” e “The Smoke”), “Silent Water” (unico estratto la track-list), “Skyforger” (encore con la trascinante “Silver Bride” e “Sky Is Mine”) ed un paio di tracce dall’ottimo “Circle” (belle le versioni di “The Wanderer” e “Hopeless Day”, forse il brano meglio riuscito della serata).
Spazio anche per qualche ritorno al passato con una “On Rich and Poor” dai suoni confusi ma comunque trascinante, l’immancabile “My Kantele” cantata a squarciagola da tutti noi e poi “Drowned Maid” dal mio amatissimo “Tales From The Thousand Lakes”, che ha rivisto Koivusaari a duettare in growl dietro al microfono assieme a Joutsen. Peccato che quest’ultima abbia però pesantemente risentito dei suoni pessimi, più che altro per i synth di Kallio praticamente assenti. Tuttavia, da quanto visto in questa serata, mi sono risultati evidenti due cose, che già mi giravano in testa da tempo. La prima è che la band ormai si ritrova molto più a suo agio a suonare il repertorio dell’era Joutsen che i primi e splendidi lavori degli esordi, dove la componente Death era ancora presente. La seconda è che la progressione innovativa della band si è di fatto interrotta con “Eclipse”. Infatti, a parte il problema dei suoni, spesso ho avuto l’impressione di ascoltare sempre la stessa traccia con giusto l’aggiunta di qualche variazione minimale. Però, è anche vero che gli Amorphis fanno un genere tutto loro che ancora non è stato mai riproposto o copiato da nessun altro, e che una manciata di ottime canzoni li han pur sempre scritti. Comunque dai, tralasciando questi onanismi mentali, nonostante la bassa affluenza di persone e un po’ di problemi tecnici, è stata una bella serata.
SETLIST: 01. Under The Red Cloud; 02. Sacrifice; 03. Bad Blood; 04. Sky Is Mine; 05. The Wanderer; 06. On Rich And Poor; 07. Drowned Maid; 08. Dark Path; 09. The Four Wise Ones; 10. Silent Waters; 11. My Kantele; 12. Hopeless Days; 13. House Of Sleep; Encore: 14. Death Of A King; 15. Silver Bride; 16. The Smoke
Autore: KarmaKosmiK