
Dopo un’annata che mi ha visto
praticamente lontano dai concerti, con punte di sfighe clamorose come una trasferta
lavorativa a Pavia il giorno dei
Neurosis ad Ostia antica, niente e nessuno
poteva impedirmi di assistere al mio terzo concerto in quattro anni dei
King
Crimson. In occasione del cinquantenario della band,
Fripp e soci decidono di
fare un grande regalo ai fedelissimi fan italiani proponendo ben quattro date.
Per vari motivi, tra cui anche il fatto che il concerto rientrava nell’ampio
programma dell’
Umbria Jazz, decido di optare per la splendida cornice di Perugia.
Nonostante una giornata calda e priva di nubi, a circa venti minuti dall’inizio
del concerto, una maledetta nuvola in stile Fantozzi si posiziona sopra l’arena
di Santa Giuliana e decide di voler rompere le palle ai fedelissimi sudditi del
Re Cremisi. Completamente sprovvisti di ombrelli o keeway, cerchiamo rapidamente
riparo, nonché acquistiamo per la “modica” cifra di cinque euro una tristissima
mantellina di plastica. Fortunatamente, l’aura mistica di
Robert Fripp ci
protegge ed a pochi minuti dall’inizio del concerto, la nube se ne va e
possiamo di nuovo accomodarci per goderci a pieno il concerto.

Assente
nuovamente
Bill Rieflin, i
King Crimson si ripresentano on stage nella loro
ormai consolidata formazione a sette elementi. Sebbene qualsiasi loro concerto risulti essere in ogni modo un evento imprescindibile, non nascondo che il fatto di riproporre più o meno sempre lo stesso repertorio inizia ad essere una scelta un po’ ripetitiva e prevedibile. Scorrendo le scalette delle altre date del tour, non posso non rosicare guardando la presenza di una
“Cat Food” o di
“Three Of A
Perfect Pair”, che tanto avrei voluto ascoltare dal vivo con questa formazione,
magari sacrificando le due inedite
“Radical Action II” e
“Meltdown”, sebbene
quest’ultima stia lentamente acquistando punti a forza di ascoltarla nella sua
versione nel meraviglioso live
“Meltdown In Mexico”. Tuttavia, sono stato comunque
ripagato da un’ottima versione di
“Frame By Frame” ed da una interpretazione
vocale superlativa di Jakko sulla immortale
“Island”.

Comunque sia, basta fare i piagnoni e puntigliosi e parliamo degli aspetti positivi. Uno su tutti, mai sentito il loro suono così compatto e roccioso, con una conclusiva
“24th Century Schizoid Man” suonata con una violenza ed una aggressività totalmente inaspettata. Soprattutto nel primo set, si è notata una volontà di voler spesso e volentieri deragliare in momenti al limite Free Jazz, dove veniva lasciata piena libertà improvvisativa ai singoli musicisti, ed in particolare ai fiati di
Mel Collins. Da segnalare anche la versione estremamente psichedelica di
“Moonchild”, che accantona i suoni medievaleggianti dell’originale, in favore di un sound futuristico e quasi spaziale. Più fedeli alle versioni del già citato
“Meltdown Live In Mexico” quelle del secondo set, nelle quali spiccano una spettacolare
“One More Red Nightmare” ed una
“Epitaph” sempre interpretata con grande trasporto dal buon
Jakko. Di grande impatto anche la schizzata
“Neurotica” e la sempre ben accetta
“Indiscipline”. Inutile dire che il finale con
“Starless” lascia sempre con i peli del braccio rizzati. Per il resto, non c’è nulla che non abbia già detto nei
precedenti report, se non che i suoni erano molto buoni, sebbene ogni tanto mi perdevo la chitarra di
Fripp, e che il continuo viavai di gente a concerto iniziato era veramente fastidioso. Per il resto, non mi resta che attendere da vero malato terminale della band il nuovo live di questo ennesimo tour celebrativo, dato che per un nuovo disco di inediti ho ormai perso le speranze.
SETLIST:1st Set: Hell Hounds Of Krim, Larks’ Tongues In Aspic (Part I), Suitable Grounds For The Blues, Cirkus, Moonchild (with cadenzas), The Court Of The Crimson King (with coda), Discipline, Frame by Frame, Larks’ Tongues in Aspic (Part IV), Islands; 2nd Set: The Sheltering Sky, Neurotica, One More Red Nightmare, Drumzilla, Epitaph, The ConstruKction Of Light, Radical Action III, Meltdown, Indiscipline, Starless; Encore: 24th Century Schizoid Man